Metafore - Mantova 2016
Metafore
Trame di pensieri e qualità relazionali sono per Notari contributi d’arte alla conoscenza dell’esserci nella storia degli uomini umani, qui e ora, come da sempre.
Si avvale delle strategie della pittura e di quella sua connotativa, prodigiosa, 
padronanza del segno per trasferire in immagini polifonie di voci del cuore e della 
mente, che hanno, molto spesso, volti di donne: enigmi per chi tenta di farsi 
interprete dei loro silenzi. Fisionomie persistenti alla memoria, viste e mai più 
perdute, tornano ritrovate nei colori dell’umanità che non usa espedienti quando è  
concentrata sull’ineluttabilità di una condizione mai nuova sotto il sole e che, nel 
mistero di chissà quali calcoli combinatori, si ripropone inesauribile nella carne 
formata a immagine e somiglianza. La sua arte veicola idee, stimoli mentali che 
inducono a pensare, sicchè ogni tema, sacro o profano, non dimentichiamo i suoi 
vasti affreschi dedicati ai misteri della fede in famose cattedrali della cristianità, 
respira nel senso di quell’inafferrabile metaforico che aleggia tra il silenzio e la 
melodia. Antonio Notari, come già proponeva Kafka, asseconda le metafore: entra 
nelle proprie evocazioni con i sensi trasognanti, le congestioni di pensieri e gli 
ancoraggi ai giorni di tutti. Le luci pittoriche che pulsano dal profondo e 
dall’inconscio, svelano desideri, turbamenti, disfatte, inconciliabili dissidi, che, da 
una più attuale possibilità conoscitiva, si arricchiscono delle molteplicità delle 
esperienze. Un’evoluta grammatica fa fluire nella totalità plurilinguistica dell’arte 
altri strumenti per la conoscenza di quell’umanità che, dall’ancestro, rivendica un 
posto al sole. Già in altra sede abbiamo sottolineato che Notari esige, per più 
motivati comportamenti nei luoghi della storia, che mai si perda di vista il duplice 
senso del verbo Sein, che impegna ad esserci ed appartenerci. Notari trasforma in 
poesia i risvegli i trasalimenti e le impennate della coscienza: solarizza, propone 
squarci paesistici, marine, fioriture consolatorie, guizzi di luci che potrebbero 
distogliere i suoi protagonisti anche dall’ossessione di cui sono in preda. Un grumo 
d’arcobaleno, potrebbe, se non conciliarla con la vita, almeno distrarre, in qualche 
modo, una donna, che impersona la gelosia, da quell’ossessione che minaccia di 
renderla esangue. La bella fanciulla è assalita dai tumidi pensieri che agitano le sue 
visioni sotto le palpebre. Quelle sono serrate, proprio come le labbra, nella 
tempesta che la scuote. Forse non diventerà mai più verde dell’erba, al pari di Saffo 
gelosa , ma è tanto più ferocemente infiammata d’incontenibile passione. 
  Intanto vibrano perfino i suoi orecchini, mentre sul riquadro al quale volge le spalle 
sono cromatizzati gli ardenti furori, variati dall’arancione al rosso vermiglio. Altri 
fiori tornano intanto alla mente di una delicata creatura che si trova a stringere al 
seno vari steli e corolle primaverili. Dal momento, però, che i loro colori sono meno 
vividi di quelli che si stagliano nello spazio di un ricordo incancellabile, vuol dire 
certamente che non si è mai disperso dal cuore un profumo d’altrove che ancora fa 
gli occhi ridenti. Metafore, dunque, sono anche i porti degli arrivi e delle partenze, i 
moli che si affacciano sull’ eterno moto delle onde con le storiche dimore, gli 
immancabili luoghi di culto, le memorie che persistono arroccate, mentre colmano 
tutti gli altri spazi urbani tanti edifici, a selva, gareggiando in altezza, per godere 
della vista marina. Le preesistenze resistono a conforto e desiderio di chi conosce le 
vie del mare e da quello trae sostentamento. In arte la metafora non mente e non 
tradisce; fa cultura nel vero senso di spazio fisico e psichico che comunica umanità. 
Se un rozzo e furbo scudiero ammicca a chi osserva un cavaliere dalla triste figura 
donchisciottesca, in preda a bellicosi eroici furori, vuol dire che Astolfo deve ancora 
e sempre viaggiare sul cavallo alato per recuperare dall’ammasso il senno di chi si 
ostina a perderlo. Nel nostro tempo dell’incertezza il rischio dell’insensatezza cresce 
in progressione geometrica. Che dire poi se nell’occhio di un gabbiano c’è lo stupore 
di un dialogo tra una giovane donna e un uccellin che vien dal mare? L’attesa 
prolungata evita il monologo: la vita esige conforto e trae auspici da ogni occasione, 
da ogni possibilità di presagio. C’è addirittura chi offre alla lontananza una fiorita di 
pensieri e spera che si avveri l’incontro prima che appassiscano. Notari non si 
appaga del sostantivo. Sceglie l’infinito del verbo per trasferire in pittura il farsi di 
un’azione da evidenziare tra metamorfosi e trasfigurazione. La metafora si dilata nel 
tempo che occupa un unico orizzonte, che è quello del tempo dell’uomo che si ri-
trova nello specchio della delusione, della sorpresa, dell’incanto, dell’esilio dei 
migrantes, delle Elene sempre misericordiose, delle Meduse ferocemente 
pietrificanti. Insomma, in Notari, sapienza antica e accadimenti quotidiani si 
combinano, nel senso inesauribile del rispetto della vita umana, con l’armonia 
nell’ebbrezza, con la decenza, cioè con ineffabile competenza, e l’eleganza nell’arte 
che non pretende di sostituirsi alla scienza, alla filosofia, ma invita a riconciliarsi con 
la natura e con la vita in transito. 
Angelo Calabrese 
Puoi esimerti dal parlare di un amico, un amico artista,che ha il dono di raccontare e raccontarsi con l'ausilio di una capacità' pittorica a dir poco prestigiosa,potendo affidare al segno e al colore l'evolversi e il manifestarsi di sentimenti: catturare come in un affascinante racconto l'attenzione di quanti hanno la ventura di poter ammirare i suoi lavori come nell'armonia di una musica. Il compito del testimone e' forse aggiungere o cercare di spiegare l'intimo dell'artista.
Il lavoro di Antonio Notari ha il particolare di trasferire nelle sue pennellate la suggestione e la splendida natura della sua terra d'origine, Notari come un esule ormai lontano da Napoli da molti anni, con una tecnica e una maestria notevole fa rivivere tutta la poesia, il colore e il calore del suo spirito partenopeo. Ritengo essere questa la ragione dominante a rendere affascinante e indimenticabile la sua arte. A ciascuno il piacere di conoscerlo e saperlo apprezzare.La sincera passione e l' indiscussa capacità espressiva sono sicuramente la migliore garanzia per il suo successo.
Angela Noya